vecchie glorie, ricordi e artisti

amarcord con dedica: ciao massimo

Sono trascorsi dieci anni dal primo week-end alpino organizzato dal “Pedale”, quante vette scalate e chilometri percorsi, eppure sembra ieri quando un venerdì di fine Maggio del ‘97 vidi partire due auto e un furgone carico di bici, con a bordo coloro che oggi risultano essere i pionieri di un appuntamento divenuto tradizione.
Fatta questa breve premessa, lo spunto per questo racconto nasce durante la mia scalata al Col de la Madeleine. E’ Domenica 2 Luglio, siamo al terzo giorno di questa decima edizione, in programma c’è la terza ed ultima tappa. Per me è fatica tremenda sin dall’inizio, con il passare dei chilometri la mia pedalata diventa sempre più pesante, a tre chilometri dalla vetta mi ritrovo ultimo e guardando avanti vedo Ezio che ad ogni giro di pedali guadagna margine. La mia mente poco lucida ha la forza per rievocare alcune “battaglie ciclistiche”, anch’esse condite di fatica ma che avevano un sapore diverso. Sto scalando il Col de la Madeleine ma la testa è altrove, le gambe sono di legno, la catena non gira e l’unica cosa che corre è la memoria...
Luglio 1998, durante la scalata a Monte Campione, tappa organizzata in occasione della gita sociale, a cinque chilometri dalla vetta restammo io ed Ezio a fare l’andatura. Dopo due chilometri Ezio si staccò e per la prima ed unica volta arrivai davanti a tutti ad una gita sociale.

Giugno 1999, seconda tappa del week-end alpino, si sale verso il Passo Giau, terzo colle di giornata, durante gli ultimi 3 Km che portano alla vetta ancora io ed Ezio ci sfiancammo a vicenda per scollinare davanti all’altro, finì pari e patta. Nella stessa tappa, salendo verso il Pordoi e precisamente nei primi chilometri della salita attaccata dal versante di Arabba, Ezio demolì il sottoscritto, poi all’ultimo chilometro se ne andò da solo verso la vetta lasciando Sergio a litigare con le sue gambe ormai piantate.

Luglio 1999, gita sociale al Passo San Marco, l’ennesima battaglia tra il sottoscritto ed Ezio, fu ancora lotta dura, in vetta arrivammo sfiniti entrambi e giungemmo alla cima insieme anche in quella occasione.

La mente ritrova un poco di lucidità e ritorna a vivere il presente, manca un chilometro alla vetta del Col de la Madeleine, io sono ultimo ed Ezio penultimo…..mi viene da pensare che ormai facciamo parte delle “vecchie glorie” del Pedale.

Oggi infatti le gerarchie sono cambiate, i primi attori sono altri, alcuni sono delle conferme e mi riferisco ad Angelo, a Paolo, a Mario e ad Alessandro, sempre lì a lottare davanti, alcuni altri sono nettamente migliorati….. Giambattista, Giampietro e Felice pedalano che è un piacere, il “Capitano” Giovanni in salita si toglie la soddisfazione di staccare gente che ha vent’anni di meno.
Le new entry chiudono il cerchio di questa rivoluzione gerarchica: sono Morgan (che io chiamo anche “Sig. Aspettatemi”), Matteo, Marco (Pellizzoli), Marta e Marco (chiamato anche “Rocchi McEwen”).

Nonostante la bici sia l’aspetto predominante dei quattro giorni alpini e attorno ad essa si incentrano le storie ed i ricordi principali, mi piace anche pensare alle amicizie nate durante questi 10 anni, amicizie che con il tempo si sono consolidate. Credo sia inoltre doveroso rammentare che al seguito c’è sempre stato un amico che si è fatto il mazzo guidando il furgone. E’ quasi scontato e retorico affermarlo, però senza la sua preziosa assistenza non avremmo potuto affrontare con la necessaria serenità tutte le tappe…..seppur in qualche occasione chi doveva essere assistito si è dovuto tramutare in assistente!!!

Chi è che non si ricorda del “Killer di Tucson Cafè”?
Anno 2000, week-end a Briancon (Francia), partimmo alle 14 da Brusaporto e per giungere a destinazione dovemmo passare per il Monginevro, Il Killer di Tucson Cafè salì invece sul Moncenisio e a Briancon ci arrivò alle 21 dopo essere stato recuperato da Giovanni ed Ezio. Prima tappa, il gruppo sosta a Guillestre in attesa del furgone, siamo in venti sul ciglio della strada, nei pressi di un incrocio ci sbracciamo per segnalare la svolta a sinistra, purtroppo senza fortuna, il killer prosegue per Marsiglia….per recuperarlo servirono qualche telefonata e mezz’ora di attesa. Nonostante gli inconvenienti la sua flemma e la sua simpatia prevalsero su tutto: un artista!

Anno 2001, week-end a Caraglio, al seguito con il furgone c’era Michele.
La prima tappa, che prevedeva la scalata al Colle dell’Agnello, si rivelò più dura del previsto a causa degli oltre 50 chilometri percorsi prima di attaccare la salita. Il risultato fu che si crearono distacchi enormi tra i primi a giungere in vetta e gli ultimi ritardatari. La giornata fredda e la cima situata a 2.748 metri resero difficoltoso il compito di Michele perché i primi a giungere in cima al colle avevano la necessità di trovare i panni di ricambio asciutti, allo stesso tempo però non si poteva lasciare senza assistenza coloro che erano attardati.
Michele fu bravissimo perché dopo aver scaricato gli zaini in vetta se ne tornò verso valle, tra un tornante e l’altro fece numeri alla Schumacher con il furgone di Ezio e riuscì a portare assistenza a tutti: un artista!

Durante i week-end organizzati nel 2002, 2003 e 2004, rispettivamente a Bressanone, Predazzo e Merano, alla guida del furgone c’era “Civo” Cividini affiancato da Paola.
Mi ricordo le acrobazie di Paola per poter filmare dal furgone mentre il gruppo pedalava verso il Passo Pennes e verso il Passo delle Erbe.
E che dire delle simpatiche “discussioni” che nascevano tra il “Civo” e Paola per decidere le soste e soprattutto le strade da percorrere……..Passo Manghen e Passo Rombo furono tappe un poco travagliate….roba che neanche la miglior fiction riuscirebbe a proporre.
Scatta le foto, riparti con il furgone, fermati che ho bisogno di acqua, riempi le borracce…..accendi la videocamera e filma il gruppo, dammi il k-way….., mi tieni il casco…., mi passi la frutta…..è un bel da fare credetemi…..e chi può avere una pazienza simile?
Un artista……o meglio, due artisti!

La storia recente ci ha visti pedalare nuovamente nel cuore delle Dolomiti, nel 2005 infatti si soggiornò a Falcade e si affrontarono il Passo Duran, Staulanza, Passo Giau, Passo Valles e Passo San Pellegrino dal versante più tosto. La nona edizione sarà ricordata per l’albergo che ci ha ospitato. Nello stesso albergo (Hotel Belvedere) soggiornò pure la squadra di Ivan Basso in occasione di una tappa del Giro d’Italia. Il giorno dopo il varesino manifestò qualche segnale di crisi che poi ebbe il suo apice durante la tappa dello Stelvio. Ricondurre la crisi di Basso al trattamento ricevuto in albergo fu una delle battute più ricorrenti della vigilia di quel week-end. Per togliere ogni dubbio fu sufficiente la prima cena, abbondanza e qualità da vendere. Furono tre giorni di abbuffate accompagnate dal relax offerto da idromassaggio, sauna e bagno turco e soprattutto dall’ospitalità offerta dai titolari….fummo trattati meglio di una squadra di ciclisti professionisti!
A proposto di abbuffate, si dice che qualcuno, nonostante il consumo calorico dovuto alle fatiche ciclistiche, sia comunque riuscito a tornare a Brusaporto ingrassato di un paio di chili!!!!
Manca qualcosa lo so, chi è stato l’artista di questa edizione?
Qui serve un paragone e per farlo occorre scomodare un grande del passato, un mito per tutti noi ciclisti e per tutti gli italiani: Fausto Coppi.
Il '49 è l'anno della definitiva consacrazione a livello mondiale. Fausto vince ancora Sanremo e Lombardia, al Giro firma quella che sarà la sua impresa più celeberrima con 192 chilometri (e cinque colli alpini) di fuga nella tappa Cuneo - Pinerolo: il giornalista Mario Ferretti apre la sua radiocronaca con una frase che farà epoca: "Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi".
Durante il week-end alpino del 2005, se ci fosse stato Ferretti a raccontarlo avrebbe cominciato così: “Un uomo solo parla così tanto, la sua voce è ovunque; il suo nome è Giambattista Campana….un artista!”

La scrittura di questo racconto si era interrotta mentre rievocavo il triennio 2002-2004, pensavo al Passo delle Erbe e smisi di scrivere, era il mese di Agosto del 2006.
Qualcuno mi aveva chiesto più volte di ultimare il racconto.
Ho ripreso a scrivere Lunedì 12 Marzo 2007, un racconto che rievoca i ricordi di un appuntamento decennale andava completato e tra i ricordi indelebili di questo decennio fa parte qualcuno che ci ha lasciato qualche giorno fa.

Lui è stato uno dei pionieri del week-end alpino, uno dei protagonisti della prima edizione.
Lui era un atleta completo più che un ciclista, un atleta perché la settimana prima di partire per il week-end si faceva una volta il Selvino come allenamento e poi scalava il Colle dell’Agnello, l’Izoard o il Passo delle Erbe.
Lui era soprattutto un portatore di allegria.
Massimo il sorriso lo portava sempre con sé, ma la sua forza era il saperlo trasmettere a tutti coloro che gli stavano vicino. Il ricordo del Passo delle Erbe ne è l’esempio, la pioggia, il freddo, la fatica e lui cosa ti fa……si mette a cantare “O Sole mio”, dopo un secondo ci si dimentica di tutto, cantiamo-stoniamo tutti insieme facendo scappare dai tavoli una decina di tedeschi e giù risate a volontà!
Che artista!

Ora l’artista allegro e sorridente non è più con noi, ci ha lasciato per andare a conquistare la vetta più alta, il cielo.

Ciao Massimo, non ti dimenticheremo mai.


Stefano Testa

Luglio 2006 - Marzo 2007